lunedì 28 febbraio 2011

Roaring years are back!


Qualcuno ha definito gli anni venti "una danza sfrenata sul limite del precipizio". Li chiamavano "ruggenti", perchè nessuno riusciva a sottrarsi all'irrefrenabile ottimismo degli anni venti. Il proibizionismo americano aveva imposto limiti che venivano regolarmente infranti, e lo champagne scorreva a fiumi negli speakeasy gestiti dalla malavita organizzata. Erano i tempi delle paillettes e delle gonne scandalosamente corte, dei gangster in completi sartoriali immacolati, e, ovviamente, del jazz. Denaro, fumo, alcool esaltavano una joie de vivre decadente e trasgressiva, immortalata in tutte le sue contraddizioni dal magistrale Scott Fitzgerald ne "Il Grande Gatsby". E' su quel palcoscenico di eccessi e sregolatezze che si agitavano attori di calibro mitico, personaggi che si sono conquistati un posto nell'immaginario collettivo come Joséphine Baker, Bob Haring, Louise Brooks, Rodolfo Valentino, Greta Garbo.
E poi c'erano loro: i malavitosi che facevano affari sporchi rifornendo di alcool di contrabbando i party esclusivi e proibiti dell'alta società. Al Capone, Lucky Luciano, John Dillinger , Bonnie&Clyde sono solo alcuni dei protagonisti fuorilegge passati alla storia e ancora oggi circondati di un'allure affascinante e pericoloso.


Gli anni venti, insomma, ce li abbiamo nel sangue: non solo come epoca mitica di trasgressione ed esuberanza, che spesso cerchiamo di imitare nei suoi aspetti più lassi, ma sono anche un punto di riferimento soprattutto nello stile. C'è sempre qualche stilista che riscopre il fascino di questi anni, e fa apparire sulle proprie passerelle abiti dal taglio inconfondibile. Gucci ha riproposto coprispalle e mantelline in pelliccia che sembrano uscite da una foto d'epoca, e Luisa Beccaria ha creato un'intera collezione di abiti dall'intenso allure retrò, dalle linee rettangolari ed allungate, addirittura corredate da cloche minimale.


Se sugli abiti questa è una tendenza palese, anche sull'arredamento si registra la stessa spinta: il minimale ed il liberty trovano una sintesi perfetta di forme e profili che esprimono senza ridondanza un glamour raffinato ed attento, e su tavolini, porte e boiseries fioriscono ricchi dettagli e richiami a quel mondo di luccichini e sregolatezze.


www.vogue.it

venerdì 25 febbraio 2011

Genio sì, ma con il sorriso sulle labbra



Non fatevi ingannare da una foto in cui si mostra pacato e composto. Marcel Wanders è considerevolmente fuori di testa. Ma quel che di bello c’è, è che non si fa il minimo problema ad ammetterlo. Sorride, e ad ogni intervista risponde in maniera inaspettata.
Secondo le biografie buoniste, Marcel Wanders è uno degli artisti più eclettici e visionari degli ultimi anni. Vero. Ma questo perché il suo mondo assomiglia ad un collage a metà fra l’Isola Che Non C’è ed uno Space Challenger. E basta fare una brevissima ricerca per rendersi conto che non si tratta di certo un designer “accademico”. Wanders è un alternativo, curioso della vita e delle forme espressive dell’arte. Ed è lui stesso a definirsi così.
Designer istrionico, non ha mai mostrato particolare interesse a voler scegliere un unico motivo espressivo, né tiene particolarmente a darsi un allure da inarrivabile artista. Ed il fatto che per l’altro suo logo, abbia scelto di usare la sua faccia col naso rosso da clown la dice assai lunga sul modo di essere suo e della sua arte. Wanders ama giocare; lo ammette chiaro e tondo, e ogni suo lavoro esprime un’irriverenza “bambinesca” che sottolinea in ogni modo che può.
Prendiamo per esempio uno dei suoi ultimissimi lavori: la Sparkling Chair, che prende a prestito il lato immaginario e “arioso” del gioco, è stata  presentata allo scorso Salone Internazionale del Mobile a Milano. Sembra più un ensamble di bottiglie d’acqua in plastica riempite di aria, che un oggetto d’arredo per uso quotidiano. Nell’intervista che rilasciò in seguito alla presentazione, disse che il futuro dell’umanità risedeva  nel soffio vitale dei bambini, grazie a cui la natura sarebbe stata riscoperta nella bellezza delle sue parti meno congruenti, e che dunque lui aveva voluto creare un pezzo che si reggesse di aria per celebrare l’elemento fluttuante che i bambini, quando giocano, immaginano di poter plasmare.


Ho letto in una sua intervista che lei non legge giornali nè possiede una tv. Come si tiene in contatto col mondo? Usa internet o mezzi alternativi?
In realtà le cose davvero importanti sono evidenti a tutti  noi e sono palesi, perchè la gente ne parla, con o senza giornali, internet e quant’altro. Viceversa troppe informazioni generano una sorta di incapacità a dare risposte soddisfacenti e si rischia di finire come assuefatti alle “breakingnews”

La gente è davvero molto curiosa di sapere cosa la ispira. C’è qualcosa di particolare? Musica, cinema, natura…?
Posso asserire che l’ispirazione sta dentro di me. E’ Marcel Wanders la mia principale ispirazione! Per fare un esempio concreto: se mi trovassi bendato, solo, in una stanza al buio sarei in grado di continuare a creare, perchè ogni stimolo che percepisco, ogni singola idea viene da dentro di me.

Data la crisi mondiale attuale, ritiene che il design abbia un senso o crede che sia avviato in un percorso stretto tra funzionalità e prezzo?  
Certamente la crisi ci insegna che dovremmo spendere meno per cose superflue! E’ meglio comprare meno cose di poco valore, e investire di più su cose importanti. Non dobbiamo pensare alla crisi come ad un evento totalmente negativo: ci insegna che spesso non ci servono sul serio tutte le cose che compriamo. Dobbiamo imparare a controllare l’inutile desiderio di shopping e a non farci guidare dalla voglia di acquisto impulsivo.

L’ Eco-sostenibilità è diventato il tormentone di questa generazione. Questo argomento come influenza il suo lavoro? 
In 15 anni di attività ho usato tutti I materiali. Mi sono reso conto che siamo abituati a buttare via tutto prima ancora che invecchi. Le cose che creo vorrei che sembrassero sempre un po’ vecchie di quel che in realtà sono. E’ per questo che credo che invecchieranno meno rispetto alle altre. Non dobbiamo per forza essere contemporanei; si può essere anche tradizionalisti e tradizionali certe volte.

Una delle regole di Mooi è “fare sempre di più di quel che si aspettano da te”. E’ un precetto che vale solo per voi, o dovrebbe valere anche per gli altri designer?
Beh, questo vale ovviamente per me! Gli altri facciano un po’ quello che credono meglio! Senza dubbio però credo che questa debba essere l’attitudine giusta di ogni vero designer.

giovedì 24 febbraio 2011

Oggetti...decisamente curiosi!



<<Il mondo, curiosamente, non è mai scomparso. Neanche i "Cabinet de Curiositès"...>>



"Objet de Curiositès" è un marchio che nasce nel 2001 grazie a Pierre Emmanuel Grange Jaricot, appassionato della natura e delle sue curiosità. Sin da bambino Pierre Emmanuel manifesta la propria vena anticonvenzionale allevando insetti e cercando fossili nei dipartimento dell'Ardèche e, una volta cresciuto e diventato Punk, divertendosi a dipingere di rosa i buffet in stile Enrico II, all'epoca decisamente difficili da vendere così come erano.




I suoi innumerevoli viaggi gli permettono di creare a titolo personale un vero e proprio "cabinet de curiositès". Apparso in Europa durante il Rinascimento, il "cabinet de curiositès" rappresenta l'antenato del museo, era un luogo dove venivano ammucchiati ed esposti gli oggetti collezionati, con una certa predilezione per il bizzarro e l'inedito.
L'incontro con sua moglie Lilau, fortemente interessata alle correnti del mondo della moda, ha permesso a Jaricot di applicare la sua eccentricità ad un contesto di decorazioni.
Nel giro di poco il loro universo si è arricchito di sedie, lampade e di macchine dal design eccentrico ed assemblate secondo la fantasia del momento, inventando nuove forme che mai sarebbero esistite altrimenti.



Da quel momento l'impresa è cresciuta mantenendo questo spirito curioso e bizzarro.
 I loro nuovi collaboratori, tutti con percorsi professionali atipici, continuano a nutrire la vena bizzarra ed un po' folle intrapresa dai due coniugi nel corso degli anni e tutti insieme proseguono ricerca, invenzione e creazione percorrendo il mondo alla ricerca di animali, vegetali o minerali straordinari.
L'azienda ha così acquisito uno stile unico in quel che concerne la valorizzazione. Ogni scoperta viene trattata e, dopo attente riflessioni, da semplice oggetto passa ad essere un pezzo di d'eccezione, design e cultura. La loro presentazione unica permette a Objet de Curiositès di esporre i loro oggetti in ambienti molto diversi, dal barocco al contemporaneo.


www.objetdecuriosite.fr

mercoledì 23 febbraio 2011

The Collector al Salone del Mobile 2011

Torna il Salone del Mobile di Milano e torna, dopo il successo dello scorso anno, Sige Gold. L'azienda toscana, brand di riferimento nel settore delle finiture d'interni, specializzata in porte e boiserie di lusso durante il 2010   ha avuto modo di sperimentare nuovi profili e accostamenti ancora una volta imprevedibili.


La linea d'arredamento The Collector, già presentata al Salone l'anno passato, è stata arricchita da una collezione di porte in cui il senso del colore prevale su qualsiasi altro dettaglio. Ispirata ai toni smorzati del Settecento inglese e agli abbinamenti delicati della ceramica Wedgewood, l'ultima linea The Collector tende a raffinare il linguaggio opulento delle proprie collezioni Sige Gold, in favore di un approccio più sobrio e contemporaneo. Sintomatica di questa nuova spinta è anche Scarface, la nuova linea della collezione Glam, le cui superfici laccate suggeriscono uno stile allo stesso tempo chic e metropolitano.
 Sige Gold, che da anni si è affermata nel mercato russo grazie alle poliedriche vocazioni del suo stile, riesce ancora una volta a valorizzare al meglio le proprie peculiarità, fatte di organizzazione industriale e tradizioni artigiane. Un esempio di Italian style nella sua accezione più glamour e cosmopolita.