martedì 29 marzo 2011

Magazzino di porte. Viaggio a puntate nella storia dei serramenti.

Il Medioevo ed il quattrocento


Maestro Bertuccio da Venezia, Venezia, Basilica di San Marco, porta in bronzo d’accesso all’atrio, XIV sec.


 Barisano da Trani, Ravello, cattedrale, 1179


 Barisano da Trani, Trani, porta della cattedrale, 1160


 Barisano da Trani, Trani, porta della cattedrale, 1160

Il bronzo consente indagini anche su secoli altrimenti oscuri di documenti e ancor più di testimonianze concrete. Porte artistiche, generalmente, e monumentali, quasi esclusivamente destinate all’esterno e dunque meno interessanti dal nostro punto di vista, rispetto alla ‘misura’ quotidiana di certi esemplari pompeiani, specchio però di epoche come quella tardo romana, o greco bizantina con tutta una serie di porte eseguite a Costantinopoli o in Italia che propongono versioni auliche di tipi e di motivi decorativi probabilmente più diffusi nella penisola, di quanto si possa dimostrare con esemplari lignei. La ‘modernissima’ porta bronzea della cattedrale di Trani che data al 1160, propone, ad esempio, un telaio riquadrato con grossi chiodi a testa piramidale, posti all’intersezione delle traverse, e un tessuto fittamente percorso da decori floreali, formelle a bassorilievo con figure; una soluzione che rimarrà frequente, specie nelle porte da esterni, e che sarà ripresa nel Novecento e negli Arts déco. Il fitto tessuto decorativo floreale, rimanda ad altri esemplari anche lignei come la porta del monastero di S. Elia e Giuliano a Qaryatayn presso Damasco.


Michelozzo, porta dell’ex sede dell’Opera di S. Giovanni, Firenze, Piazza del Duomo 7, primo 400


Giuliano da Maiano (bottega), Studiolo di Gubbio già  nel palazzo ducale, 1479-1482, oggi al MOMA di New York


Fra’ Giovanni da Verona, part. degli stalli della sagrestia, Siena, Abbazia di Monte Oliveto, fine XV - primi XVI sec.


Fra’ Giovanni da Verona, part. degli stalli della sagrestia, Siena, Abbazia di Monte Oliveto, fine XV - primi XVI sec. 


Firenze, S. Lorenzo, porta d’ingresso al chiostro, part., sec. XV


Antonio Manetti e coll., Firenze, Santa Maria del Fiore, Sacrestia delle messe, part. della parete nord, 1440-1445 

Un altro motivo tardo antico di speciale permanenza è quello costituito da semicerchi sovrapposti e sfalsati. Seguendo gli esempi proposti dal Pozzi, tale motivo si rintraccia oltre che nella stessa porta del Pantheon, in un pluteo marmoreo di papa Liberio del 350, nella transenna di S. Apollinare in classe a Ravenna. Anche la trecentesca porta bronzea d’accesso all’atrio della Basilica di San Marco a Venezia che peraltro ripete un motivo presente nella porta di S. Alipio e in molte altre porte della Basilica sempre eseguite da Bertuccio, è costituita da archetti sovrapposti e sfalsati, che da lontano fanno qui l’effetto di una rete preziosa. (...)


Mino da Fiesole, Roma, Palazzo Venezia, portale, 1464-1471 


Agnolo di Lazzaro e coll., Firenze, Santa Maria del Fiore, Sacrestia delle messe, part. della parete sud, 1440-1445 

Prima del maestro veneziano Bertuccio, dell’Andrea Pisano della porta sud del Battistero fiorentino e di altri esempi coi quali far praticamente iniziare lo spirito del Rinascimento, ci sono altre porte bronzee e lignee che appartengono all’epoca tardo antica e medievale che possono fornire motivi d’interesse. Come può facilmente dedursi dall’elenco fornito dal Pozzi, si tratta quasi esclusivamente di porte monumentali destinate all’esterno e quindi per molti versi periferiche rispetto al tema di questo “magazzino”.
Per altri elementi e spunti d’indagine relativi all’epoca prerinascimentale, ci si può rivolgere alle immagini dipinte: nel Miracolo del Beato Agostino Novello di Simone Martini, o nell’Ingresso a Gerusalemme di Duccio da Boninsegna compaiono portoncini chiodati a due ante, a sei o sette riquadri che per la fattura rimandano alla porticciola lignea sul lato nord della Scarsella del Battistero di San Giovanni a Firenze la quale nel telaio, nelle ferrature, trasmette autenticità; anche nei chiodi che irregolarmente infissi e abrasi rispetto alla superficie del legno di quercia degli specchi, offrono un tessuto di prezioso effetto medievale. Portoncini da esterno che nella loro struttura non sembrano molto differire da altri interni: nella Lavanda dei piedi ancora del Museo dell’Opera del Duomo di Siena, Duccio dipinge una stanza dove una porta semiaperta presenta la medesima struttura anche se qui con l’aggiunta di traverse ad X negli specchi.
Un esemplare quattrocentesco già appartenente alla Collezione Gualino a due ante con otto riquadri ornati da stelle in rilievo e da intarsi policromi nell’intelaiatura, testimonia originalità esornativa e il gusto per una più fantasiosa e preziosa campitura delle superfici che dall’Oriente delle crociate, dalle affascinanti tessiture della nostra pittura del Trecento o delle commettiture di marmi, di mosaici e per inconoscibili vie trapassa ai mobili del Quattrocento e investe in qualche caso le porte.

Mauro Cozzi

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